E’ una vecchia storia che ebbe inizio molti anni fa e da allora continua ad evolversi ai piedi del Vesuvio riscaldata dal fuoco che la tiene in vita. E’ la storia di un vecchio forno a legna, come tanti altri del vesuviano, alcuni oramai in disuso perchè non rispondenti alle nuove norme o abbandonati da chi li utilizzava, altri invece come questo, hanno continuato ad esistere e conservando quello spirito laborioso sfornano ancora quel pane e derivati, ricchi di storia e tradizione. Tra questi prodotti quello più comune e conosciuto nel mondo è la pizza, fatta di impasto e altri ingredienti che danno libero sfogo alla fantasia di chi li crea.
Ricordo ancora quel forno a Terzigno vicino al luogo dove ho abitato, su quella strada che al tempo dei Borboni era un alveo mentre oggi collega due strade provinciali quella a valle del Vesuvio e la Panoramica. Ricordo quel profumo del pane appena sfornato e quell’odore nell’aria di legna arsa, quei visi stanchi di chi aveva cominciato alle prime ore del giorno a preparare l’impasto attendendo il momento giusto della lievitazione, per poi cuocerlo e sfornarlo. Quel pane a volte così caldo da non poterlo trattenere fra le mani e così irresistibile da non poter fare a meno di staccarne un pezzo per mangiarlo così ancora caldo, ancor prima di metterlo a tavola.
Ma quel vecchio forno non c’è più ora al suo posto c’è un altro forno sempre e rigorosamente a legna, che al posto del pane sforna tante pizze, anch’esse buone e con il sapore del pane di una volta. Dico questo perchè credo che tutti noi in giro per la Campania, abbiamo assaggiato la pizza in vari luoghi e abbiamo potuto constatare che essa cambia di gusto da un luogo ad un altro, non solo per i condimenti e le farciture su essa presenti quasi sempre tipiche del posto, ma anche per le diverse lievitazioni e maturazioni dell’impasto nonchè dagli ingredienti stessi che ne fanno parte.
Tutto questo fa si che questo alimento ormai entrato di merito nella dieta mediterranea è l’occasione per tanti ristoratori per dar sfogo al loro estro culinario come il nostro amico Michele, “vecchio” fornaio che continua ad alimentare quel forno, con legna e sudore e con il suo calore cuoce la pizza amalgamando quel sapore del pane di una volta con altri ingredienti tipici del luogo. Ed è nella pizzeria TAKE AWAY oramai conosciuta a Terzigno che Michele ti lascia un buon ricordo di sé, con pizze particolari e con antichi sapori del Vesuvio ma soprattutto con quell’amore e quella fantasia che da tempo non ha mai fine.
Vincendo la malinconia dopo un pò di tempo sono ritornato in quel vecchio forno per ricordarmi quelle esperienze di cui sopra vi ho parlato. Non è cambiato niente, persino il bianco dei nostri capelli si nasconde tra la farina dell’impasto, quel luogo conserva ancora quella fragranza di una volta e quell’odore acre del legno bruciato. Per non parlare della simpatia di Michele e del suo staff.
Credo che queste realtà costituiscano un patrimonio culturale che non dovrebbe essere in nessun modo perso o abbandonato, di realta come il Take Away ce ne sono tante ai piedi del Vesuvio e spesso sono poco valorizzate, continuano ad andare avanti nel buio e nell’indiferenza di chi dovrebbe valorizzarle sul territorio, e special modo nel Parco Nazionale. Ma così non è e nel frattempo esse si sgretolano sempre più perdendo nel tempo quella pelle che per anni gli ha dato colore.